La fantasia al potere. 56 anni di Indipendenza del Niger AGOSTO 2016
La fantasia
al potere. 56 anni di Indipendenza del Niger
Il Presidente ha piantato l’albero dell’Indipendenza il passato tre agosto.
Prima di lui l’hanno fatto altri otto presidenti. Le Repubbliche invece sono
state sette, esattamente come il numero delle Costituzioni. Quanto ai colpi di
stato militari, il fantasioso Niger, ne ha conosciuti quattro riusciti e un
numero imprecisato di abortiti. Inoltre si può parlare di un colpo di stato
‘civile’ con la realizzazione delle Conferenza Nazionale Sovrana. Quest’ultima,
tenutasi nel 1991, ha messo fine al regime della Seconda Repubblica,
costituzionalmente installata al potere nel 1989. Anche l’Africa, in questo e
altri ambiti è creativa. Dal 1960 al 1999 ha conosciuto 106 colpi di stato
riusciti. Fu il prezzo dell’indipendenza alle variegate colonizzazioni del
continente e la spartizione dell’Africa alla conferenza di Berlino del 1884/5.
La fantasia era già al potere, assieme alle cannoniere del commercio e un
luminoso futuro per il mondo. Il fardello dell’uomo bianco e, ora, le migliaia
di migranti che questo futuro lo vogliono vedere da vicino, passato il mare
Nostro.
D’altra parte sono state diverse migliaia gli africani che hanno combattuto e
sono morti, per liberare l’Europa dal nazi-fascismo. E più ancora per confortare
con la loro presenza i combattenti francesi o i loro nemici nella prima guerra
mondiale. Da trincea a trincea e da spiaggia a spiaggia, il conto non fa una
grinza. Apprezzati per combattere e morire, prima in battaglia e poi nel mare.
Anche in ciò bastava usare solo un poco di fantasia. Qui ci riusciamo bene.
Mettiamo, ad esempio, le utime elezioni di quest’anno. Per il secondo mandato
del presidente già oppositore e socialista per scelta. Il suo più riconosciuto
avversario era in prigione a duecento kilometri dalla capitale. Una campagna
elettorale fatta dietro le sbarre col boicottaggio dell’opposizione per il
secondo turno elettorale. Molto alla fine è riconosciuto eletto con il 92% dei
voti, senza sapere quanti cittadini hanno votato. I bambini erano premiati con
buoni mensa scolastica e foto ricordo da conservare per i posteri. Nel caso ciò
non dovrebbe ripetersi nel prossimo futuro.
Rimane l’albero piantato quel giorno, il numero 56 dell’indipendenza, con buona
dose di fantasia. Infatti, lo stesso giorno e quelli seguenti, diversi camion
carichi di legno fresco appena tagliato, rendono possibile e gustosa la
grigliata della festa. Arrivano riempiti fino all’orlo, sfidando le più comuni e
ben note leggi di gravità e soprattutto quella della relatività delle umane
avventure. Si pianta e allo stesso tempo si taglia prima ancora di vedere
l’albero dell’Indipendenza svilupparsi e crescere. S tratta di una scelta
politica perché, in campagna, le discussioni politiche si fanno sotto gli
alberi. Persino gli uccelli migratori non hanno dove posarsi e continuano,
dunque, il viaggio verso il deserto, sperando di posarsi sul mare. Fantasioso il
discorso dell’Indipendenza che elenca le conquiste effettuate nelll’ultimo
quinquennio. Nessun accenno all’ultimo posto del paese nella lista dello
sviluppo umano. Si vantano invece le qualità democratiche del regime soprattutto
con l’accresciuta libertà di stampa. Proprio stamane hanno arrestato un
giornalista.
Qui abbiamo bambini in quantità, matrimoni che durano qualche settimana , le
preghiere almeno 5 volte al giorno con tanto di altoparlanti, Boko Hram alla
frontiera e persino in cucina, militari francesi e americani, droni e
sofisticati sistemi di controllo del colore della sabbia, la legge contro le
migrazioni irregolari e la tratta, la Mogherini che immagina di conoscere
l’Africa e fa credere che l’Europa sia qui per aiutarla, la Cina che finanzia un
nuovo ospedale e il Fondo Sfida del Millennio che offre al paese mezzo miliardo
di dollari, i binari pronti per un treno che forse un giorno partirà e infine,
ancora lei, la Cina, che finanzia la costruzione del terzo ponte di Niamey.
Quello su cui, una delle prossime indipendenze, passerà danzando il treno.
mauro armanino, niamey, agosto 016