I nemici
dell’Africa. Come militarizzare il Sahel OTTOBRE
2016
Ieri e oggi
nel Niger si celebra l’ennesimo lutto nazionale. Qualcosa come 22 militari sono
stati uccisi con una pallottola nella testa. Forse all’ora di pranzo o per la
preghierapomeridiana. Il ministro della difesa accusa i narco- terroristi.
All’Est del Paese, verso il lago Tchad, chi uccide sono invece i membri di Boko
Haram. Si stupra con disinvoltura come arma di guerra e anche come arma di pace.
Ci si perpetua nel potere e nell’insieme del continente la vita dei poveri vale
meno di nulla.I militari si possono aspettare un bel futuro e i conti in banca
all’estero prosperano con disinvoltura. Crescono come funghi i fondamentalismi e
le chiese protestanti patteggiano i clienti con i salafisti che l’Arabia Saudita
finanzia.Che dire di un continente che invita e poi obbliga i migliori ad
andarsene via. Si esportano bambini e mendicanti facendo dell’Occidente il Nuovo
Salvatore dei Naufraghi dello Sviluppo. Ora anche le ditte e le ONG private si
mettono a salvarli dalle onde complici del mare libico.Un giorno di lutto per
l’Africa che vende i suoi figli e le sue figlie come schiavi.Persino la terra,
sacra da sempre, diventa una mercanzia per i Mercenari d’oggi.
I primi nemici dell’Africa sono dunque gli africani stessi. A prima vista
l’affermazione non fa una grinza. Anzi giustifica antichi racconti su presunte
inferiorità razziali.Adesso sono orde di invasori, mandati via dai loro stessi
con-tinentali. I passeurs, i contrabbandieri e i commercianti di migranti sono
africani e africane sono le politiche di spogliamento estrattivo delle risorse
minerarie e forestali. Nemici per la pelle, tra l’Africa bianca, che al Nord si
pavoneggia e l’Africa al di sotto di Lampedusa che nel Sahara affoga di sabbia.
Contratti bidone e affari da milioni sottobanco con le compagnie petrolifere con
lo Stato che spara sui propri cittadini. Sono migliaia i caschi blu per
proteggere gli africani dagli africani. Sparizioni, torture, assenza di uno
stato di diritto e la fabbrica di dittatori a buon mercato che non manca mai di
alunni. C’è chi rimpiange l’epoca coloniale dove tutto filava liscio e c’era
sicurezza sulle strade a qualunque ora. Altri invece affermano che la razza nera
è dall’inizio inaffidabile e qualcosa è andato storto al momento in cui Dio
concepiva gli umani. Dunque non solo oggi il lutto è legittimo ma potrebbe
diventare permanente.
Solo che il Sahel è una terra di mezzo tra due sponde e l’altra riva è andata
via. Le armi si fabbricano altrove e per la droga i principali acquirenti sono
lontani. Le cancellerie occidentali fingono neutralità e poi usano la giustizia
e il diritto a geometria variabile. Molti dei dittatori sono pedine movibili e
manovrabili a seconda degli interessi delle multinazionali. I minerali sono
preziosi solo quando lasciano l’Africa per essere messi all’asta dove più
conviene. Si scaricano scorie di ogni natura e si trasforma l’Africa in
pattumiera globale. Persino una nullità come il Niger diventa una meta di ambito
pellegrinaggio. Ora a Niamey arrivano tutti quelli che contano. Cinesi e
Occidentali senza dimenticare gli Indiani. Ognuno apporta la soluzione finale al
malato cronico chiamato Niger di nome e Sahel di cognome. Nel caso non
l’avessero capito prima c’è un problema di sicurezza e di traffici. Nulla di
meglio che, senza nesun dibattito democratico, si proponga una risposta militare
proporzionata. La Francia coi militari, gli Stati Uniti coi droni e
prossimamente la Germania della Merkel a per installare una nuova base militare.
Arriva Frontex a negoziare e EUCAP a formare i guardia sabbia del Sahel. La
lotta contro il terrorismo e quella contro i migranti sono fili sottili e
difficili a districare. Proprio come la sabbia del Sahel.
mauro armanino, niamey, ottobre 016