Ambigue dichiarazioni di pace. Un commento dal Sahel
all'invito del papa
Settembre2013
da pardre Armanino, Niger
...Paix pour l’Afrique, encore théatre de conflits sanglants. Au Mali, afin qu’il
retrouve unité et stabilité ..
'Pace per l'Africa, ancora teatro di conflitti sanguinosi. Per il Mali perché
ritrovi l'unità territoriale e la stabilità' (papa Francesco il 31 marzo 2013)
Iniziava così l'angelus di papa Francesco mentre nel Mali la Francia e i suoi
alleati 'riconquistavano' l'unità territoriale di cui papa Francesco parla. Essa
era auspicata dalla comunità internazionale e da buona parte dei cittadini del
Mali. Era in atto una campagna militare.In quel frangente non c'è stata una sola
parola di condanna o di biasimo sul metodo e sullo stile per ritrovare l'unità
territoriale.Eppure ci sono stati massacri, all'oscuro di tutto e con la
complicità dei mezzi di informazione. E con le armi.
Non si sa neppure quali e quante sono state le armi usate. Quanti civili hanno
perso la vita nell'operazione. Ci sono stati bombardamenti e nessuno potrà dire
quali e quante sono state le bombe usate.Quali e come i diritti umani che sono
stati nel frattempo calpestati. Un laconico commento finale delle aurirità
militari francesi parlava di alcun centinaia di morti di 'terroristi'. Nulla di
più. Forse le armi usate contro le popolazioni nere hanno meno valore di quelle
usate altrove o allora sono altri i sistemi di misura utilizzati per parlare
della guerra e della pace. O allora i morti sono una scelta politica.
Non sono state organizzate veglie di preghiera. Non parliamo di digiuno. Qui
esso è quotidiano e il peggiore è quello che riguarda e tocca la dignità.
Nessuna veglia, alcune preghiere sparse e lasciate alla buona volonta delle
comunità. Una raccolta di fondi per quanto riguarda la Chiesa cattolica del
Niger. Forse valgono meno i morti e le migliaia di sfollati che ancora vivono
nei campi profughi nei paesi confinanti il Mali rispetto ai siriani. Perché,
come tanti 'soldatini di piombo' è bastato che da un angelus si mobilitino
coscienze e preghiere e impegni. Come scriveva un'amica : dove eravamo inquesti
ultimi anni ?Dove erano le coscienze critiche e le scelte conseguenti.
Con una fermezza particolare io condanno l'uso delle armi chimiche
(papa Francesco settembre 2013)
Sono le armi che uccidono e le armi si fabbricano e si vendono e quelle chimiche
non sono che l'aberrazione di quanto in realtà accade prima e altrove. I morti
veri sono soprattutto con le armi 'leggere' e coi bombardamenti, Non si legge la
condanna delle ARMI e della complicità di tanti paesi nel commercio e
soprattutto nel continuare a credere nella guerra come continuazione della
politica con altri mezzi.La prima arma è quella che elimina la verità nella
ricerca di altri mezzi per risolvere i conflitti itra e tra paesi, come recita
la costituzioni italiana.
Che senso ha condannare 'fermamente le armi chimiche' e non parlare delle altre,
molto più numerose e letali.Perché non prendere spunto da questo evento per
ridare soffio e vigore alle istanze di tanta gente che ormai da anni nel mondo
si impegna contro la fabbricazione e il commercio delle armi. Perché mettersi
nella stessa logica, 'cavalcando' il disdegno e l'indignazione per l'uso di armi
particolari.
Perché da parte dei politici italiani si 'usa' in modo apparentemente laico il
buon nome e lo spirito di papa Francesco per giustificare l'inattività o la
diplomazia da strapazzo che ha caratterizzato la nostra repubblica da strapazzo.
Come non concordare con Paolo Farinella prete, di cui sono onorato dell'amicizia
che rimette a suo posto le parole e le cose. Pane al pane e pace alla pace.
Mauro Armanino da Niamey nel Niger, il sabato 7 settembre 2013