29 gennaio 2011

 

  Ore 15:29 egiziane.

Furibonda battaglia ieri nel nord del Sinai al confine di Rafah fra beduini e polizia. Poliziotti attaccati da lanciarazzi: 12 morti. Dato alle fiamme il quartier generale.

I beduini egiziani hanno anche aperto una breccia sul muro che assedia Gaza.

Al momento centinaia di soldati dispiegati.

Hamas impedisce a chiunque di dirigersi verso l’Egitto, l’assedio adesso è anche dall’altra parte.

Ieri l'intero personale dell'ambasciata israeliana ha preso il volo via da il Cairo in elicottero, come una Saigon liberata.

 

Ore 16

Da questo istante i militari hanno il preciso ordine di far rispettare il coprifuoco.

Centinaia di migliaia di egiziani sono disposti a restare sulle piazze e sulle strade fin quando Mubarak non verrà scacciato, a costo della morte.

I militari spareranno sui civili che fino a qualche minuto fa abbracciavano e dai quali ricevevano rose?

I morti sono oltre 100 in 4 giorni, ieri contro manifestanti che gridavano” Pace Pace!” la polizia ha risposto con inaudita violenza sparando e uccidendo.

 

Testimoni oculari parlano di agenti in borghese scatenati che danno fuoco a edifici e automobili, uno triste scenario ricorrente anche negli anni più bui del nostro Paese e che si riassume in una parola: strategia della tensione.

 

Ore 16:30

"Franco Frattini è un imbecille, un ignorante o entrambe le cose!":

http://guerrillaradio.iobloggo.com/2030/frattini-che-sostiene-mubarak-e-un-imbecille-un-ignorante-o-entrambe-le-cose

Ore 18:50

Molte aree del Cairo sono preda di saccheggi, la polizia ieri cosi' visibile e pronta a fare fuoco contro i manifestanti, oggi pare essersi dileguata in varie zone della capitale.

 

Tentativi di razzie e vandalismo nel Museo egizio del Cairo: forze di sicurezza armi in pugno all'interno, mentre all'esterno decine di civili sono rimaste ferite cercando di impedire a ladri e vandali di entrare per razziare il patrimonio artistico e culturale.

 

Mubarak gioca una delle sue ultime carte: nominato vicepresidente (e possibile successore?) Omar Suleiman, capo della sua intelligence.

Un pupazzo del dittatore, un insulto alle decine di vittime di questi giorni un motivo di maggiore collera per le centinaia di migliaia di manifestanti.

Questa nomina è un chiaro segnale di rassicurazione per i maggiori alleati di Mubarak: Omar Suleiman è un noto filostatunitense e filoisraeliano:

 

 

Ore 22:21

Beduini scatenati al confine di Gaza,dopo i combattimenti di ieri notte che sono costati la vita a 12 persone, ora hanno ricacciato via la polizia di frontiera.

Centine di poliziotti hanno trovato la fuga verso Rafah egiziana, ma alcune decine ce li abbiamo ospiti qui, sono scappati infatti dentro la Striscia di Gaza.

Il confine è sgombro.

Le forze di sicurezza di Hamas sorvegliano la zona per evitare che gruppi della resistenza palestinese si aggreghino alla lotta egiziana.

Droni israeliani monitorano l'area dal cielo.

Decisiva questa notte per l'esito della rivoluzione egiziana, se le proteste resistono nelle piazze e nelle strade trasgredendo il coprifuoco, non si da il tempo al regime di riorganizzarsi.

L'emittente televisiva Al Arabya ha appena mostrato un carro armato grafitato con la scritta: "ripulito da Mubarak"

 

 

Ore 20:45

Sinonimi del termine QUISLING: (Pol) collaborazionista; (fam) traditore. 

Il presidente dell'Anp, Abu Mazen dalla parte della dittatura egiziana, d'Israele e degli USA, telefona a Mubarak per esprimergli solidarietà.
 

ore 22.34

 

Free Palestine!

Il "re" palestinese dei tunnel, soprannominato "il topo", è riuscito a fuggire dalla prigione di Al Arish ed è tornato a casa. A Gaza.

 

Ore 22:55

Secondo fonti dell’ambasciata egiziana a Tel Aviv, dopo che l’Arabia Saudita si è rifiutata di accoglierlo sul suo territorio, Mubarak potrebbe trovare accoglienza in Israele. Fra satrapi si parla la stessa lingua.

 

30 gennaio 2011

ore 10:42

Scacciata la polizia di frontiera, l'esercito da questa mattina controlla il confine sud di Gaza. Il valico di Rafah è chiuso a tempo indeterminato. Hamas conferma.

 

Costanti aggiornamenti qui:

http://www.facebook.com/pages/Vittorio-Arrigoni/290463280451

 

Restiamo Umani

Vittorio Arrigoni da Gaza city 

 

 

L'Egitto si sta liberando di un dittatore

 

L'Egitto si sta liberando di un feroce e sanguinario dittatore che vi esercita il potere assoluto da decine d'anni.

Ne siamo tutti felici: quando un popolo riesce a liberarsi da un tiranno che ha fatto torturare e ammazzare migliaia di persone semplicemente perché si opponevano al suo potere totalitario è una liberazione per tutta l'umanita'. Appena un paio di settmane fa la Tunisia è riuscita a liberarsi dal despota Ben Ali'.

La prospettiva che ai posto del dittatore Hosni Mubaraq, un generale dell'esercito, vada l'ambasciatore Mohammed El-Baradei, cioè un civile, non puo' che darci soddisfazione, ancor piu' sapendo che il nuovo presidente della Repubblica Popolare Egiziana sarebbe un uomo che, a capo di una missione ONU incaricata di verificare l'esistenza di armi di distruzione di massa per poter permettere al governo degli USA di far scoppiare la guerra in Iraq, aveva fatto il possibile per evitare che questo accadesse. Per questo era stato addirittura candidato al Premio Nobel per la pace.

Tuttavia il nostro pensiero non puo' non andare innanzitutto alle decine di morti e alle migliaia di feriti che questa liberazione sta costando e che ci sentiremmo cinici se considerassimo una specie di "prezzo da pagare".

Ma soprattutto ci preoccupa la sorte di tutte quelle persone, in maggioranza giovani, che sono sparite durante il periodo nel quale il dittatore il cui potere stava vacillando e che per questo ha fatto tagliare tutte le linee di comunicazione con il Paese mentre faceva imbarcare la propria moglie con destinazione Londra per metterla al sicuro. Per queste persone qualcuno di noi ha anche scritto ad un altro Premio Nobel per la Pace, forse uno dei piu' ingiustificati fra quelli assegnati, il Presidente degli USA Barack Obama.

Oggi sentiamo ipocritamente i mezzi di (dis)informazione nel nostro Paese paventare il pericolo che in Egitto prevalga quell'"Islamismo radicale" che il dittatore Mubaraq aveva cercato di reprimere in ogni modo e addirittura che la sua cacciata prefiguri un ostacolo al cosiddetto "processo di pace Israelo-Palestinese".

 

E non possiamo non chiederci come mai sui nostri mezzi di (dis)informazione non compaia la definizione di "dittatore", come accaduto in passato con personaggi come Saddam Hussen e Slobodan Milosevic, non meno feroci e sanguinari di Hosni Mubaraq, ma tutt'al piu' si arrivi a parlare di "potere assoluto" e lo si continui a definire il "presidente".

In realta' non possiamo che essere al fianco del popolo Egiziano, almeno di quello che si sta ribellando alla tirannia, proprio perché sappiamo che finalmente potrebbero riaprire le porte della Striscia di Gaza dando cosi' la possibilita' ai cittadini di quella terra martoriata di poter ritornare alla normalita' e cio' fa paura sia al governo e alle forze armate Israeliane che a quelli dell'Occidente, che hanno avuto nel governo egiziano un alleato sicuro nell'oppressione di quella popolazione, costituita per la maggior parte da rifugiati Palestinesi cacciati dalle loro case nella guerra del 1948-'49.

Le forze armate Egiziane hanno svolto un ruolo essenziale nell'impedire che una grande delegazione della comunita' pacifista mondiale che voleva rompere il crudele embargo imposto su questa popolazione venisse rotto non con scontri militari, ma da una pacifica "invasione" di civili con la Gaza Freedom March alla fine del 2009.   

Del resto ci pare significativa l'ipocrita dichiarazione della segretaria di Stato Americana Hillary Roddham Clinton che ha detto che "Gli Stati Uniti stanno con il popolo e il governo egiziano", cosa che ci pare assolutamente impossibile.

Altrettanto significativa la presa di posizione del governo italiano, che non contento di risultare il primo "alleato" degfli USA dissociandosi dalla condanna espressa dall'Unione Europea del tiranno tunisino appena deposto, oggi ricercato con un mandato di cattura internazionale spiccato dall'Interpol, non ha voluto far mancare il sostegno allo "zio di Ruby".  

 

La vicenda egiziana sta mettendo in risalto quanto i governi occidentali e l'Unione Europea siano in realta' piu' di ostacolo ad una vera pace in Medioriente rispetto al ruolo diplomatico e alla retorica dei loro pronunciamenti. E quanto siano in malafede nel momento in cui parlano di pace  in Medioriente o, piu' genericamente, nel Mediterraneo come di una priorita' strategica. In realta' la principale preoccupazione di questi governi sono gli affari, una importante parte dei quali è costituita proprio dalle commesse militari. Proprio quel settore in cui vanno quei soldi che per altre spese si dice che non ci sono. E che ci vengono tolte quotidianamente dal nostro portafoglio.

Non è un caso che l'Italia sia il primo partner commerciale della Tunisia, il cui despota è stato fino all'ultimo sostenuto dall'"amico" italiano, anche quando la maggior parte dei governanti del mondo gli ha voltato le spalle.

Noi speriamo con tutto il cuore che il popolo egiziano riesca a liberarsi del dittatore perché questo potrebbe significare davvero l'apertura di una nuova stagione per il Medioriente proprio perché sappiamo che questo fa paura ai governi dell'Occidente, che non vogliono la pace in quella regione, ma piuttosto ne usano la causa per mantenere il proprio dominio sul mondo. Ed è per questo che oggi siamo qui in piazza a testimoniarlo. A fianco della popolazione Egiziana e in memoria di tutti gli uccisi e i feriti.

 

Rete controg8 per la globalizzazione dei Pzza Palermo 10B Genova

Sito Web: www.orainsilenzioperlapace.org