• FREEDOM FLOTTILLA
    La «dignité» avanza, sogna sbarco a Gaza
    La barca francese domani in vista della Striscia


     

    La Dignité al-Karama, la nave francese della Freedom Flotilla 2 sfuggita al controllo delle autorità greche, prosegue la sua rotta verso Gaza, in acque internazionali. Il viaggio del piccolo yacht sta tenendo col fiato sospeso i pacifisti di ogni parte del mondo. Tutti temono che sull'imbarcazione possano concentrarsi le ritorsioni del governo israeliano, che considera la missione di pace «una intollerabile provocazione» e ha già esercitato enormi pressioni sui governi dei paesi da cui provengono i pacifisti: in primis su quello della Grecia, deciso a impedire la partenza della Flotilla 2 dai propri porti. Le imbarcazioni pronte a salpare erano all'origine 10, fra cui due cargo di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. La barca statunitense Audacity of Hope, del cui equipaggio fanno parte anche diversi israeliani, e quella canadese Tahrir (dedicata alle rivolte egiziane), pur avendo le carte in regola, sono state fermate dalla guardia costiera. In base al codice della navigazione in vigore ad Atene in situazione di guerra o di sicurezza nazionale, il capitano della Audacity è stato messo in galera, dove si trova tutt'ora. Altre due navi hanno subito sabotaggi, ma una di queste, la Juliano, battente bandiera della Sierra Leone, noleggiata da attivisti greci, svedesi e norvegesi, è stata riparata. E ieri è salpata dal Pireo: per dirigersi, però, verso il porto Palaia Phokia, a sud della capitale, invitata dal sindaco della cittadina e scortata dalla guardia costiera. Il resto della flottiglia è invece fermo ad Atene, dov'è ancora in corso l'occupazione dell'ambasciata spagnola da parte di un gruppo di militanti spagnoli. Manifestazioni, ieri, anche in Francia. I coordinatori italiani della Flottiglia, che hanno scritto una lettera al presidente Giorgio Napolitano, hanno denunciato che «una società svizzera, pronta a inviare 3.000 tonnellate di cemento per le navi pacifiste, ha annullato l'ordine proprio in seguito al divieto imposto dal governo greco».

    da "il manifesto" del 07/07/2011

     

  • NAVI DI PACE
    Il gendarme Atene ferma la «Dignité»


    Niente da fare anche per l'unica delle navi della Freedom Flotilla 2 «Stay Human» sfuggita al divieto delle autorità di Atene di salpare per la Striscia di Gaza dove avrebbero dovuto sfidare il blocco navale israeliano. La guardia costiera greca ha intercettato anche l'imbarcazione francese «Dignitè-al Karama», individuata mentre stava facendo rifornimento di carburante in un piccolo porto dell'isola di Creta. Il battello poi è stato rimorchiato verso il porto più grande di Sitia, sulla stessa isola. Ma non è finita, la Flotilla 2 è solo sospesa. Gli organizzatori intendono fare causa al governo greco, responsabile di palesi violazioni delle leggi e disposizioni internazionali in materia di navigazione. E chiedono la restituzione immediata delle navi, ora ferme nei porti greci, che potrebbero essere utilizzate per futuri tentativi di raggiungere Gaza. «Sino a quando la Striscia rimarrà sotto assedio e una prigione a cielo aperto, non cesseremo per un solo attimo di organizzare iniziative a sostegno della popolazione palestinese», ha detto al manifesto una portavoce della Freedom Flotilla Italia. Peraltro, pur seguita a vista dalle motovedette di Atene, pronte ad intervenire, ieri era in navigazione lungo le coste greche il battello greco-norvegese Juliano a conferma che gli attivisti internazionali non rinunciano all'idea di portare a termine la loro missione. La Dignité-al Karama era all'ultima tappa prima di fare rotta su Gaza. Il piccolo yacht, con a bordo una dozzina di attivisti, parlamentari e giornalisti, era riuscito a eludere la sorveglianza delle autorità greche ma ha dovuto approvvigionarsi di acqua e carburante per poter proseguire il viaggio. Nel porticciolo di Ormos Kouremenos, nella parte orientale dell'isola di Creta, una vedetta militare della marina greca si è avvicinata all'imbarcazione francese ha chiesto al comandante di poter vedere i documenti e, di fronte alla mancanza di un permesso, l'ha bloccata. Ma il pugno di ferro israeliano e la complicità greca non possono spegnere il dibattito internazionale sull'assedio di Gaza. Alcuni parlamentari italiani, tra i quali Vincenzo Vita (Pd), hanno presentato una interrogazione al ministro degli affari esteri Franco Frattini per chiedere spiegazioni sull'atteggiamento della Grecia, un paese dell'Ue, che contro la Flotilla 2 ha fatto riferimento all'articolo 128 del Codice Navale che si applica solo in caso di guerra o di crisi internazionale e non sulla base del blocco israeliano di Gaza.

    da "il manifesto" del 08/07/2011

     

    •   Zvi Schuldiner
       
       
      L'isteria di Israele
       

      Sono nervoso. Fra poco dovrebbe arrivare all'aeroporto di Tel Aviv il compagno di mia figlia, che non è ebreo e in genere si veste in modo trasandato, non porta cravatta e ha una capigliatura poco curata. Ieri un amico mi ha detto che la figlia del sociologo A.E. di Tel Aviv (casualmente un radicale di sinistra e pacifista) si sposa e quindi il padre aspetta un amico invitato al matrimonio (causalmente anche lui un pacifista).
      Li lasceranno entrare in Israele? O dovranno giurare davanti a un rabbino o a un prete che esigono l'immediata liberazione del soldato Shalit, ostaggio di Hamas ormai da 5 anni? Il nostro nervosismo, il mio e quello del sociologo, non è nulla in confronto alla isteria del governo di Netanyahu.
      A fine settimana scorsa eravamo molto spaventati a causa del terribile pericolo costituito dalla flottiglia che preperava i suoi cannoni nei porti della Grecia. La minaccia sembrava enorme: alcuni fra i più anziani membri a bordo erano pericolosissimi terroristi - una sopravissuta ebrea dell'olocausto a me sembrava in effetti la più pericolosa -, alcuni stavano preparando misteriose sostanze chimiche di tipo sconosciuto agli esperti.
      Però mano a mano che aumentavano gli ostacoli per la flottiglia e diminuivano i pericoli che rappresentava, abbiamo scoperto che era imminente un attacco aereo. I terroristi, adesso, stavano per arrivare in aereo.
      Ma nelle ultime 48 ore un vigoroso dispositivo di sicurezza garantisce che tutti filtri sono stati attivati, che i terroristi sono stati identificati, che centinaia di poliziotti in uniforme e in abiti civili apriranno tutte le valigie, interrogheranno i barbuti, gli spettinati, gli innamorati, i cretini che vogliono andare alla spiaggia e non sanno che troppo sole fa male.
      Per fortuna la tv mi tranquillizza. Vedo decine di poliziotti intorno alle valigie che sbarcano dagli aerei. I nostri ragazzi sono pronti a tutto.
      La settimana scorsa l'Ufficio governativo per la stampa ci ha avvertiti tutti: i giornalisti stranieri in arrivo con la flottiglia sarebbero stati espulsi su due piedi, il loro equipaggiamento confiscato e gli sarebbe stato proibito di rimettere piede in Israele per dieci anni (un cinico giornalista israeliano ha scritto che se davvero si volesse castigare i giornalisti stranieri si dovrebbe proibire loro di lasciare il paese per dieci anni...). Lo scandalo è arrivato fino al New York Times e il giorno dopo il governo Netanyahu ha sconfessato la decisione dell'Ufficio stampa.
      Poi, tre giorni fa, il governo ha annunciato che avrebbe restituito i cadaveri di 80 palestinesi - con certezza terroristi -, ma dopo 24 ore il ministro della difesa Ehud Barak ha precisato che la decisione non era ancora definitiva (anche se era già stato concordato tutto, nomi compresi, con l'Autorità palestinese), che bisognava ancora studiare bene la questione e così via.
      Però. Però all'inizio della settimana la polizia israeliana ha fermato per un'ora il rabbino Dov Lior, noto estremista di destra che ha dato il suo placet a un libro razzista sulle disposizioni religiose che devono governare sia gli ebrei sia gli arabi.
      Le bravate dei giovani di estrema destra hanno impressionato tutti tranne la compagine di Netanyahu e solo dopo molte ore si sono sentite timide parole sul rispetto delle leggi e della democrazia, mentre in realtà il governo di destra gode del pieno appoggio del fondamentalismo ebreo.
      I fondamentalisti ebrei sono, a loro modo, dei veri taliban: non sono arrivati con la flottiglia né con gli aerei ma sono la più reale e seria minaccia per il futuro della pace in Medio Oriente. E anche per il futuro di Israele.

      da "il manifesto" del 09/07/2011
       

       

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    ULTIMORA 17.7 h. 10.00: alcune ore fa la Dignité ha superato l’isola di Cipro e punta dritto verso Gaza

    La barca francese “Dignité / Karama” (Dignità) ha lasciato l’isola greca di Kastellorizo ​​intorno alle 20:30 ora locale ieri, Sabato 16 Luglio, 2011, in direzione sud. I dieci passeggeri a bordo rappresentano ora tutta la Freedom Flotilla 2, essendo le altre navi rimaste bloccate in diversi porti greci da ostacoli burocratici, sabotaggi, improvvisi impedimenti e ritiro delle bandiere.
    La Dignité, battente bandiera francese, ha lasciato la Corsica il 25 giugno e nelle ultime settimane è rimasta in acque greche, che è riuscita a lasciare senza essere, per ora, seguita dalla Guardia Costiera Greca o dalla Marina.
    Tra i passeggeri ci sono Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza Sweden e anche presidente della Rete Ebrei Europei per una Giusta Pace, Vangelis Pissias, portavoce di Ship to Gaza Greece, Claude Léostic, rappresentante di Un bateau français vers Gaza, Omeyya Naoufel Seddik di Tunisiens des Fédération pour une citoyenneté des deux Rives (FTCR), Stéphan Corriveau, coordinatore di Canada Boat to Gaza, Thomas Sommer-Houdeville, portavoce di Un bateau français vers Gaza, e altri rappresentanti  delle iniziative canadese, francese e greca della Freedom Flotilla 2. A bordo della Dignité c’è anche la giornalista israeliana Amira Hass, di Haaretz, e una troupe di Al-Jazeera TV.
    Kastellorizo, che si trova nella parte più orientale dell’arcipelago greco, è a pochi chilometri dalla terraferma turca. Una parte consistente della popolazione di Kastellorizo, fuggì durante la seconda guerra mondiale rifugiandosi a Gaza, dove rimase a vivere per anni. L’attuale sindaco  dell’isola, Paolo Panigiris, è nato a Gaza e si sente molto vicino, come tanti altri a Kastellorizo, ad una popolazione che un tempo li accolse e che ora è sotto assedio.

    L’azione della Dignité non è una versione ridotta della Freedom Flottiglia 2, ma un’ouverture, una premessa di quello che accadrà e che potrete aspettarvi in futuro. E ‘un messaggio al governo israeliano, alla comunità internazionale e al popolo di Gaza assediata: la Freedom Flotilla 2 non si arrenderà fino a quando il blocco disumano e illegittimo di Gaza non sarà eliminato.

    Gaza, stiamo arrivando.

    Freedom Flotilla 2

    I PASSEGGERI A BORDO DELLA DIGNITE’

     Stéphan Corriveau, coordinatore di Canadian boat to Gaza

     Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza-Sweden, Presidente di European Jews for a Just Peace (Ebrei Europei per una Pace Giusta), artista, musicista, compositore

     Hilaire Folacci, marinaio

     Jérôme Gleizes, Francia, Europe Ecologie – Verdi

     Amira Hass, Israele, giornalista di Haaretz

     Jacqueline Le Corre, Francia, Médecin-Collectif 14 di sostegno al popolo palestinese, membro del Partito Comunista Francese

     Jean Claude Lefort, ex parlamentare europeo, Partito Comunista Francese

     Jo Leguen, navigatore

     Claude Léostic, Francia, portavoce di Un bateau français pour Gaza

     Yamin Makri, Francia, Collectif 69 di sostegno al popolo palestinese

     Omeyya Naoufel Seddik, Tunisia, Fédération des Tunisiens pour une citoyenneté des deux rives (FTCR), e Legae tunisinae dei Diritti dell’Uomo (LTDH)

     Vangelis Pissias, Grecia, portavoce di Ship to Gaza-Greece, Professore del Politecnico di Atene

     Thomas Sommer-Houdeville, Francia, portavoce di Un bateau français pour Gaza, Ricercatore di Scienze Politiche e Studi del Medio Oriente all’Istituto francese del Vicino Oriente

    Zacharia Stylianakis, capitano

     

    • Gaza non può avere «Dignité»

      FREEDOM FLOTILLA II - Arrembaggio israeliano contro la nave pacifista, sedici attivisti fermati
       La marina israeliana arresta l'equipaggio della nave solidale, l'unica a salpare dai porti di Grecia
       di Geraldina Colotti

      La Dignité-al Karama, la nave francese della Freedom Flotilla diretta verso Gaza, è stata abbordata ieri dalla marina israeliana e costretta a dirigersi al porto di Ashdod. A bordo dell'imbarcazione, 16 passeggeri di diverse nazionalità: francesi, canadesi, svedesi, greci, due giornalisti di al-Jazeera e anche Amira Hass, firma del quotidiano israeliano Haaretz. Uno dei dieci equipaggi della Freedom Flotilla II, che comprendeva 300 attivisti, provenienti da 22 paesi, decisi a rompere l'assedio di Gaza, e bloccati invece dalle autorità greche col pretesto della «sicurezza». Una seconda impresa per mare della solidarietà pro-palestinese. La prima era stata attaccata dai commando israeliani i quali, il 31 maggio 2010, avevano ucciso nove pacifisti turchi.
      La Dignité al-Karama è l'unica della flottiglia ad aver potuto lasciare la Grecia. Domenica, ha levato l'ancora dichiarando un'altra destinazione - Alessandria d'Egitto - ma poi ha modificato la rotta per tentare di raggiungere il territorio palestinese: non prima, però, di aver rivolto «un saluto di rispetto e fraternità alla terra d'Egitto, al suo popolo e alle sue istituzioni rivoluzionarie». La solidarietà con la Palestina - ha scritto l'equipaggio della Dignité ai movimenti egiziani - rappresenta «la continuità indispensabile per la vostra e nostra rivoluzione, che annuncia il ritorno dei popoli della regione in seno alla storia».
      Per la seconda volta, la piccola nave francese ha acceso le speranze dei solidali, riuscendo a far vela verso Gaza: una prima volta era sgusciata via dalla Grecia partendo prima dell'alba e aveva tenuto il mare per due giorni, prima di essere bloccata il 7 luglio e costretta a rientrare. E la seconda partenza corsara avrebbe dovuto concludersi ieri pomeriggio. I 16 militanti a bordo avevano fatto sapere di aver interrotto la navigazione durante le ore notturne, per motivi di sicurezza «Se l'imbarcazione tenta un'azione provocatrice, noi l'intercetteremo», aveva infatti dichiarato lunedì il viceministro israeliano degli Affari esteri, Danny Ayalon.
      E già dalla mattina di ieri, la marina israeliana si era messa in contatto con Yannick Voisin, il capitano, avvertendolo che la nave si trovava su una rotta che conduceva «a una zona soggetta a blocco marittimo di sicurezza al largo della costa di Gaza» e intimandogli di recedere dai suoi propositi. Tre navi israeliane avevano accerchiato la Dignité. Poi, l'abbordaggio: «nella calma e senza vittime», ha confermato Israele, e reso necessario «dall'ostinazione dell'equipaggio». La marina - hanno precisato i militari israeliani in un comunicato - «ha fatto presente che tutte le merci eventualmente trasportate dalla nave avrebbero dovuto essere trasferite legalmente attraverso i punti di passaggio via terra e dal porto di Ashdod». Quindi, ha obbligato la Dignité a invertire la rotta e «ha preso in consegna l'equipaggio» per interrogarlo ed eventualmente espellerlo.
      «Si è trattato di un atto di pirateria», ha dichiarato al manifesto Nahla Shahal, portavoce dell'associazione Un bateau pour Gaza, raggiunta al telefono all'uscita dal consolato francese. Agli attivisti che chiedevano garanzie per la Dignité, il governo francese aveva risposto invitando Israele ad agire con «misura e responsabilità». Invece - spiega Nahla - «noi chiediamo alle rappresentanze dei vari paesi da cui provengono i nostri compagni, di essere presenti e di protestare contro gli abusi di Israele. Il nostro equipaggio è stato trasferito al centro di identificazione per immigrati sans papier di Holon, vicino all'aeroporto Ben Gurion. Poiché nessuno intende firmare la dichiarazione che pretende Israele, e cioè di essere entrati illegalmente, verranno espulsi». In ogni caso, «anche se la Flotilla II non è riuscita a salpare, il bilancio dell'operazione per noi è positivo - dice ancora Nahla - . Siamo riusciti a far parlare dell'occupazione israeliana, a riportare l'attenzione sul blocco illegale di Gaza, che strangola un milione e mezzo di abitanti. E siamo determinati a proseguire».
      Dignité, ovvero «una barchetta che dà lezione ai governi del mondo», ha scritto la Freedom Flotilla Italia in un comunicato. Il suo «carburante è la straordinaria fiducia nella vittoria dei principi di giustizia che costituiscono il diritto universale». Invece, «il portavoce del ministro francese degli Affari esteri, Francois Valero, come il suo omologo canadese John Baird ha scelto di condannare come "provocatoria" l'azione di cui ogni francese andrebbe fiero, e ha chinato la testa al dictat illegale e umiliante di Israele. Che la Grecia in bancarotta e l'Italia con suo screditato governo abbiano detto "sissignore" al governo israeliano non stupisce - scrive la Flotilla -, ma che anche la Francia e il Canada cancellino la loro sovranità per accontentare un paese che non rispetta le risoluzioni Onu né i diritti umani è veramente un segno di pericolo per tutto il mondo democratico». Dov'è finito l'equipaggio sequestrato?, chiede la Flotilla italiana e invita a manifestare oggi a Roma, alle 18.00, davanti all'Ambasciata israeliana, in Via Michele Mercati, 14.
      Ieri, in molti sono scesi in piazza a Parigi. E verso le 21, gli avvocati e il console francese a Tel Aviv hanno potuto incontrare i sedici dell'equipaggio: «Stanno bene - hanno fatto sapere gli attivisti di Un bateau pour Gaza - e tutti sono solidali fra loro».