Incursori della Marina per rafforzare i legami con Israele

 

 

di Antonio Mazzeo 

 

Blitz in Israele dei reparti d’élite della Marina militare italiana. Dal 3 all’8 novembre, nelle acque prospicienti la città di Haifa, si è tenuta la prima edizione dell’esercitazione bilaterale Rising Star 2012 a cui hanno partecipato i palombari artificieri del Gruppo operativo subacquei del COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori) di La Spezia e i Divers (specialisti sommozzatori) della Marina israeliana. Obiettivo dell’addestramento, il “contrasto della minaccia costituita dagli ordigni esplosivi improvvisati (Improvised Explosive Devices)”, attraverso la “bonifica a bordo delle unità navali e subacquee”.

“Le minacce terroristiche o i fenomeni di pirateria stanno portando le Forze di sicurezza ed in particolare le Marine militari dei paesi occidentali a studiare assetti e procedure efficaci”, ha spiegato il Comando italiano nel comunicato di presentazione della missione in Israele. “L’intervento sugli IED a bordo delle unità navali, necessita di un continuo addestramento, materiali specifici e tecnologicamente moderni, ma soprattutto operatori altamente specializzati”. Come i sub italiani e gli omologhi israeliani, operativi da tempo nei principali teatri di guerra internazionali. A partire dagli anni ’90, ad esempio, i reparti del COMSUBIN di La Spezia sono intervenuti nei Balcani e in Albania, in Corno d’Africa, Rwanda, Libano e Golfo persico.

Prima dell’esercitazione navale ad Haifa, a fine 2011 le forze aeree di Italia ed Israele avevano dato vita a due importanti attività addestrative, la prima in Sardegna (nome in codice Vega) e la seconda nel deserto del Negev (Desert Dusk). Durante i war games furono simulati combattimenti aerei tra cacciabombardieri F-15 ed F-16 israeliani ed “Eurofighter” e “Tornado” dell’Aeronautica italiana e bombardati bersagli fissi e mobili nei poligoni militari.

Rising Star 2012 ha preso il via una decina di giorni dopo il terzo vertice intergovernativo italo-israeliano di Gerusalemme, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il primo ministro Mario Monti e ben sei ministri del suo esecutivo. “L’Italia e Israele sono unite da un legame speciale ed oggi stiamo ponendo le basi per intensificare ulteriormente questa collaborazione e, allo stesso tempo, per avviarla in nuovi settori”, ha spiegato il professore Monti al termine del colloquio con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Diversi gli accordi commerciali sottoscritti; tra i più importanti quelli in vista del “rafforzamento e la promozione della collaborazione sul fronte delle imprese innovative start-up e, più in generale, dell’hi-tech”, come si legge nel memorandum finale. All’orizzonte ci sono poi gli investimenti finanziari nel settore delle grandi infrastrutture (come ad esempio il collegamento ferroviario dal Mar Rosso al Mediterraneo) e, immancabilmente, per la cooperazione, la ricerca, lo sviluppo e la produzione nel settore militare.

Il 2012 è stato un anno chiave nelle relazioni tra i complessi militari industriali dei due paesi. A febbraio, il governo di Israele ha ufficializzato l’accordo preliminare per l’acquisto di 30 caccia-addestratori M-346 “Master” di Alenia Aermacchi (Finmeccanica). I velivoli saranno assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’aeronautica militare; oltre alla formazione dei piloti e al supporto alla guerra elettronica, essi potranno essere utilizzati per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Il giro di affari della commessa si attesta intorno al miliardo di dollari ma comporterà per l’Italia una contropartita altrettanto onerosa. Tel Aviv, infatti, ha imposto che le forze armate italiane si dotino di un satellite elettro-ottico di seconda generazione “Ofeq”, prodotte dalle industrie israeliane IAI ed Elbit (costo 200 milioni di dollari) e di due velivoli di pronto allarme (Early warning and control - AEW&C) “Gulfstream 550” con relativi centri di comando, controllo e sistemi elettronici avanzati delle aziende IAI ed Elta Systems (800 milioni circa).
Nel corso dell’anno, l’Aeronautica italiana ha pure deciso di dotare i propri elicotteri EH101 e gli aerei da trasporto C27J “Spartan” e C130 “Hercules” con un nuovo sistema di contromisure a raggi infrarossi, denominato “Dircm - Directional infrared countermeasures”, che sarà co-prodotto da Elettronica Spa di Roma e dall’israeliana Elbit. “Con il Dircm, l’Aeronautica militare sarà la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla e che rappresentano una delle minacce più pericolose in fase di decollo ed atterraggio”, spiegano al Ministero della difesa. Venticinque milioni e mezzo di euro la spesa, con consegne che saranno fatte entro la fine del 2013. E sempre dal prossimo anno, i missili israeliani aria-terra a corto raggio “Spike” armeranno gli elicotteri d’attacco AW-129 “Mangusta” di AugustaWestland, altra azienda di punta del gruppo Finmeccanica. Tel Aviv farà la guerra con il made in Italy, noi la faremo con le armi d’Israele.
 

Antonio Mazzeo, militante ecopacifista ed antimilitarista, impegnato in progetti di cooperazione allo sviluppo, ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa in Sicilia e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. È membro della Campagna per la smilitarizzazione della base di Sigonella. Nel 2010 ha ricevuto il Premio “Giorgio Bassani” di Italia Nostra per il giornalismo. Saggi e inchieste sono consultabili in http://antoniomazzeoblog.blogspot.com.