Poligono Sicilia per i Marines Usa di Sigonella

di Antonio Mazzeo 

I siciliani sono avvisati: quella del 2013 sarà una stagione estiva all’insegna dei giochi di guerra dei marines di Sigonella. L’ufficio stampa US Navy della grande stazione aeronavale fa sapere che a partire dalla fine di maggio, “in pieno coordinamento con il Ministero della difesa italiano”, alcuni aerei KC-130J Super Hercules e i convertiplani MV-22B Osprey del Corpo dei Marines saranno impegnati per l’estate in non meglio specificati “voli di addestramento” nei cieli dell’Isola. “In questo periodo, le popolazioni locali potranno aspettarsi un incremento dell’attività operativa di volo della NAS Americana”, aggiunge la nota a firma del vice responsabile per le relazioni pubbliche di Sigonella, Alberto Lunetta.

I velivoli militari appartengono al gruppo volo “U.S. Marine Medium Tiltrotor
Squadron 365 (VMM-365)” dell’Air Station New River (North Caroline), assegnato transitoriamente alla Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force (SP MAGTF), l’unità di pronto intervento, combattimento aereo e terrestre, trasferita nei giorni scorsi in Sicilia dalla base spagnola di Moròn. Composta da 500 marines, la task force è stata ribattezzata
Unità Bengasi, in riferimento all’attentato avvenuto nella città libica l’11 settembre 2012 quando persero la vita quattro funzionari statunitensi tra cui l’ambasciatore in Libia, Christopher Stevens.

“Gli Stati Uniti hanno spostato un gruppo di Marines e marinai nella Naval Air Station (NAS) di Sigonella per intervenire rapidamente a supporto delle forze di sicurezza che proteggono le ambasciate Usa ubicate in Nord Africa e in Africa Occidentale e per condurre operazioni di evacuazione di non-combattenti (NEO), assistenza umanitaria, soccorso in caso di catastrofe o per il recupero di velivoli o personale”, spiega il Comando di US Navy. “NAS Sigonella continua ad essere  impegnata a fornire supporto logistico globale ai comandi americani EUCOM,  CENTCOM, AFRICOM ed alle unità della Quinta e Sesta flotta degli Stati Uniti, nonché alle forze della Nato nel Mediterraneo. In linea con questo impegno, e secondo modalità previste dagli accordi bilaterali con il governo italiano, la base continua a supportare la presenza di unità permanenti e temporanee schierate al suo interno”.

La “conformità” agli accordi bilaterali Italia-Usa dei nuovi marines in Sicilia è stata rivendicata dal ministro della difesa Mario Mauro. “Le attività condotte dal personale militare statunitense rientrano nelle misure assunte per garantire sicurezza al personale diplomatico e ai cittadini Usa presenti in Libia”, ha dichiarato Mauro in Parlamento. Peccato però che nei piani Usa il raggio di azione della task force si estenda a buona parte del continente africano. Stridenti contraddizioni pure sul numero dei militari effettivamente giunti a Sigonella. “Solo una parte del team di pronto intervento di circa 550 marines dislocato in Spagna è stato trasferito nella base siciliana”, la generica dichiarazione di Mauro. “Il rafforzamento Usa a Sigonella è stato prima di 75 e poi di 125 persone per un totale di 200”, ha precisato la ministra degli esteri Emma Bonino. “Per motivi di sicurezza operativa non è possibile fornire dettagli riguardanti il numero dei componenti della suddetta unità”, il laconico commento dell’ufficio stampa di US Navy.

Top secret pure il numero dei velivoli da guerra messi a disposizione dei marines di Sigonella. La Special-Purpose Marine Air-Ground Task Force conta normalmente su due mezzi da trasporto KC-130J “Super Hercules” del Marine Aerial Refueler Transport Squadron 252 e sei/otto Bell Boeing “CV-22 Osprey” della 26th Marine Expeditionary Unit di Camp Lejeune (North Carolina). L’“Osprey” (falco pescatore) è tecnicamente un convertiplano, cioè decolla come un elicottero e vola come un normale aereo. In grado di trasportare fino a 24 soldati completamente equipaggiati alla velocità massima di 509 Km all’ora, il falco pescatore è armato con mitragliere GAU-19/A da 12,7 mm prodotte da General-Dynamics. Nonostante le sue caratteristiche belliche, il velivolo è al centro di svariate critiche, sia per l’alto costo unitario (120 milioni di dollari contro i 49 preventivati), sia per il pesantissimo inquinamento acustico generato dai motori e sia per l’alto numero d’incidenti mortali che lo hanno visto protagonista (una trentina le vittime tra militari e tecnici).

“Non siamo in grado di poter fornire alcuna informazione sulle aree della Sicilia che verranno interessate dalle esercitazioni dei marines, non dipendendo essi dal Comando navale di Sigonella”, rispondono all’ufficio relazioni pubbliche della base siciliana. Nei mesi scorsi il territorio compreso tra i comuni di Corleone e Contessa Entellina (Palermo) è stato al centro di misteriose esercitazioni militari Usa. Formazioni di elicotteri d’assalto Sikorsky UH-60 “Black Hawk” hanno sorvolato ripetutamente le campagne suscitando timori e proteste tra la popolazione e gli amministratori locali. Dopo i raid e le ricognizioni aeree si è però passati agli aviosbarchi e in più occasioni coltivatori e allevatori sono stati testimoni di vere e proprie azioni di combattimento sul terreno. “Spesso gli americani piazzano a terra anche strumenti elettronici: forse apparati di trasmissione o sistemi di misurazione, che vengono smontati prima di ripartire”, hanno riferito i cronisti locali. “Gli elicotteri da guerra e i marines avvistati nelle campagne di Contessa Entellina e di Corleone stavano svolgendo regolari esercitazioni militari”, ha spiegato il colonnello dell’Aeronautica militare italiana, Achille Cazzaniga. “Li abbiamo autorizzati noi. Ci scusiamo con i cittadini e le autorità locali per gli inconvenienti. In futuro, se dovessero ripetersi altre attività nella zona, ci preoccuperemo di aprire un dialogo con i sindaci delle località interessate”. Bene. Ma chi ha autorizzato stavolta e dove i giochi di guerra estivi dei marines Usa destinati alle future guerre africane?

Antonio Mazzeo, peace-researcher e giornalista, ha pubblicato numerosi saggi ed inchieste sui processi di riarmo e militarizzazione in Italia e nel Mediterraneo. Nel 2012 ha pubblicato il volume Un EcoMuostro a Niscemi. L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo (Sicilia Punto L, Ragusa) in cui si descrivono le problematiche di tipo militare, ambientale, sociale e criminogeno relative all’installazione in Sicilia del terminale terrestre del MUOS. Nel 2010 ha conseguito il Primo premio “Giorgio Bassani” di Italia Nostra per il giornalismo. È attivista della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e del Movimento No MUOS. Per consultare articoli e pubblicazioni: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/