Una minaccia che non
ha avuto troppe conseguenze: 128 voti a favore, 9
contrari e 35 astenuti, questo l'esito del voto al
Palazzo di vetro. Mentre alcuni nomi dei contrari fanno
quasi tenerezza - oltre a Stati uniti ed Israele, hanno
votato contro: Guatemala, Honduras, Togo, Micronesia,
Nauru, Palau e Isole Marshall -, è tra quelli degli
astenuti che si trovano diversi stati più sensibili
all'intimidazione della Casa Bianca. Tra di essi
spiccano paesi come il Canada, il Messico e l'Argentina
e - venendo in Europa - il trio composto da Polonia,
Ungheria e Repubblica Ceca.
Se per l'ambasciatore israeliano, Danny Danon: «Questo
voto finirà nel secchio della spazzatura della storia.
Nessuna risoluzione dell'Assemblea Generale ci farà
uscire da Gerusalemme», la consueta arroganza
sionista è stata di fatto surclassata dalla già
ricordata Haley:
«L'America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme,
ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto alle
Nazioni Unite farà la differenza. Ma questo è un voto
che gli Stati Uniti ricorderanno, ricorderanno il giorno
in cui sono stati attaccati per aver esercitato il loro
diritto come nazione sovrana. Questo voto farà la
differenza su come gli americani guarderanno l'Onu e i
Paesi che ci mancheranno di rispetto. Ricorderemo questo
voto».
Dunque, per la rappresentante della prima potenza
mondiale le decisioni dell'ONU sono carta straccia. Esse
non contano, o meglio quelle dell'Assemblea generale non
contano, quelle del Consiglio di sicurezza (Cds) invece
sì, perché lì gli americani hanno il diritto di veto ed
impongono da decenni il loro volere.
Ricordiamocene quando si presenteranno in quella sede
per chiedere l'avallo dell'ONU per una loro nuova
aggressione, e ricordiamocene quando si vorrà abbellire
come "giusta" od "umanitaria" una loro guerra, solo
perché vistata dal Cds.
Tornando a Gerusalemme ed alla Palestina, cosa ci dice
questa vicenda? Essa ci conferma l'isolamento di
Israele, ma al tempo stesso l'impotenza del mondo di
fronte alla prepotenza Usa-israeliana.
Un'impotenza, però, che non è solo frutto dei rapporti
di forza militari. Essa è in realtà ben più profonda, e
si nutre di quella ben nota subalternità politica ed
ideologica al sionismo che fa sì che alle parole non
seguano mai i fatti. Israele è lo stato più "condannato"
del pianeta, ma può infischiarsene allegramente sol
perché sa bene di che pasta son fatti certi suoi
critici. Basta pensare alla politica dei principali
paesi dell'UE, come Germania, Francia ed Italia per
rendersene conto.
Bene dunque il voto dell'ONU, ma purché si comprenda che
l'arroganza dei pochi può alla fine prevalere,
nonostante i voti, solo per la connivenza e la pavidità
della gran parte dei molti