Il nuovo Mediterraneo che sognava Pio La Torre

 

A 30 anni, domani contro la guerra

Il 4 aprile di trenta anni fa oltre centomila siciliani, ma anche tantissimi giunti da ogni parte d'Europa, sfilarono per le campagne di Comiso, dentro la città per dire no alla costruzione di una base militare che avrebbe dovuto accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare. Erano parte di un poderoso movimento europeo che per un decennio, in un continente diviso dal muro di Berlino e minacciato dalla guerra atomica, combatté per liberare il mondo dal dominio delle superpotenze di allora, Stati Uniti e Unione Sovietica, convinto della necessità di un'Europa "senza missili dall'Atlantico agli Urali", in cui solo la pace e la distensione - e non il riarmo - avrebbero facilitato i processi di democratizzazione nell'Est Europeo.

I missili a Comiso indicavano che il nuovo fronte del conflitto si stava spostando nel Mediterraneo: il nuovo nemico del nord era ormai il sud, come la storia degli anni successivi ha poi dimostrato.

Alla testa e al fianco di quel corteo colorato, alla guida di quel movimento straordinario fatto di donne e uomini di culture ed esperienze diverse, di tante ragazze e ragazzi che si affacciavano per la prima volta alla politica stava un uomo che più di ogni altro aveva intuito come la lotta e l'impegno per la pace, contro la militarizzazione della Sicilia si intrecciava a filo doppio con un impegno più antico, quello antimafia, per la democrazia, per la legalità.

Quell'uomo, Pio La Torre, poche settimane dopo quella straordinaria giornata, il 30 di aprile del 1982, veniva assassinato a Palermo, assieme a Rosario Di Salvo. Assassinato dalla mafia, che da tempo lo aveva individuato come nemico principale per l'attacco da lui sferrato ai patrimoni economici dei mafiosi, e che ora voleva mano libera nelle speculazioni edilizie promesse dal grande insediamento che si stava progettando attorno alla base militare. Pio La Torre e quello straordinario movimento contrapponevano all'idea di Sicilia come portaerei e avamposto armato nel Mediterraneo, quella di piattaforma di pace e dialogo, di terra capace di valorizzare le proprie risorse locali, agricole e culturali innanzitutto

Oggi la base nucleare di Comiso non c'è più. E neppure il Muro di Berlino. Il mondo è cambiato. Ma le parole d'ordine di quella giornata, le rivendicazioni di quel movimento, le ansie e le preoccupazioni che Pio La Torre esprimeva mantengono inalterata la loro validità.
Nel pianeta c'è il più alto tasso di ineguaglianza mai raggiunto. Aumenta lo sfruttamento degli esseri umani, della natura e dei beni comuni. Nella crisi globale di sistema, l'Europa declina e cede al mercato i diritti, la democrazia, la sua unità e i suoi popoli.
Il Mediterraneo in questi anni è stato molto lontano dal diventare il mare di pace sognato e rivendicato da chi si mobilitava in quei giorni. Sempre più spesso i riflessi delle sue acque si sono colorati delle tinte drammatiche delle guerre che hanno devastato gran parte delle sue coste, a tutte le sue latitudini: da quelle adriatiche (attraverso le quali esattamente 20 anni fa la guerra arrivava a Sarajevo) alle coste del Medio Oriente o a quelle della Libia fino a pochi giorni fa. O la guerra non dichiarata che si è estesa dal Mar Egeo fino allo stretto di Gibilterra contro chi fugge dal proprio paese alla ricerca di una speranza, di un futuro diverso verso un'Europa ogni giorno più rapace ed egoista. Sul Mediterraneo sognato, pensato, voluto come mare di pace si è levato il lezzo insopportabile delle stragi, delle bombe, degli egoismi dei paesi ricchi della sponda europea capace anche di cancellare il profumo dei gelsomini della primavera araba.
Oggi più che mai, avvertiamo la necessità di tornare, a Comiso, dopo trenta anni, nel nome di Pio La Torre, per riaffermare un impegno e una volontà di pace sconfiggere le ipocrisie di chi da una parte dice di voler sostenere l'ansia di libertà dei popoli arabi e che poi in realtà utilizza le bombe anche contro civili inermi per assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico denunciare la continua militarizzazione del nostro territorio (da Trapani a Lampedusa, da Sigonella a Niscemi, attraverso i Global Hawk e il Muos), lo sfruttamento e la distruzione del mare, delle coste, del territorio sconfiggere chi pensa al Mediterraneo solamente come un unico immenso mercato dentro il quale solo le merci hanno diritto a muoversi e chi ha voluto blindare le nostre frontiere, trasformando porzioni della nostra isola in lager dove tenere reclusi, privi di ogni diritto, migliaia di persone un sostegno attivo e vero a sostegno delle società civili democratiche mediterranee una comunità mediterranea dei diritti, per uscire insieme dalla crisi economica e sociale rilanciare l'impegno contro le mafie, per la democrazia e la libertà.
Promuovono :

Arci, Anpi, AICS, Auser, Arciragazzi, Banca Popolare Etica, Centro Pio La Torre, Cepes, CGIL, Cresm, Centro Studi "G. Dossetti", Erripa "A. Grandi", Legambiente, Libera, Pax Christi, Rete degli Studenti Medi, Terrelibere.org
Per adesioni inviare una mail a : comiso4aprile@gmail.com

 

 

Comiso, LA TERRA E LA PACE

 

Il 4 aprile 1982 in centomila sfilarono a Comiso contro la costruzione d'una base missilistica che doveva accogliere 112 Cruise a testata nucleare. L'iniziativa siciliana era guidata dal comunista Pio La Torre

Il 4 aprile di trenta anni fa oltre centomila siciliani, ma anche tanti, tantissimi che erano arrivati da ogni parte d'Europa, sfilarono per tutta Comiso per dire no alla costruzione di una base militare che avrebbe dovuto accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare.

Con questa manifestazione la Sicilia (e solo la Sicilia) si inseriva in un grande movimento che animava l'Europa al di qua della cortina di ferro, con alla testa la socialdemocrazia di Willy Brandt che con la sua östpolitik voleva fare uscire la Germania, cresciuta economicamente, dalla sua condizione di nano politico e la Svezia di Olof Palme impegnato a creare nel suo paese il passaggio ad una società socialista. L'iniziativa siciliana era diretta da Pio La Torre tornato alla direzione di un partito che, attraverso il consociativismo con la peggiore DC, quella di Lima, era passato di sconfitta in sconfitta con grande demoralizzazione della base che invece, ora rispondeva in modo impressionante ad una iniziativa che univa in un unico fronte settori dell'estrema sinistra extraparlamentare con il presidente dell'Ars Lauricella socialista e il Presidente regionale delle Acli, Capitummino. Poco dopo, il 30 aprile, Pio La Torre, assieme a Rosario Di Salvo, veniva assassinato da un commando della mafia più stragista che agiva però sotto l'impulso di quelle forze politiche che temevano la rivitalizzazione in Sicilia del movimento antimafia sulla base della relazione di minoranza della Commissione parlamentare antimafia firmata da Pio La Torre e Cesare Terranova (parlamentare ritornato dopo questa alla sua professione di procuratore e anche lui assassinato). Arrivava in quei giorni su richiesta di Pio, mandato dal presidente Spadolini, come Commissario straordinario della lotta antimafia il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che però fu anch'esso assassinato prima che gli arrivassero i poteri e i rinforzi che aveva chiesto.

Naturalmente sullo sfondo sia del delitto La Torre sia di quello di Palme, l'ombra dei servizi segreti americani. Era stata appena lanciata dal comitato contro i missili a Comiso una petizione popolare che dopo l'assassinio ricevette nuovo impulso fino a raggiungere un milione di firme solo in Sicilia (perchè nel resto dell'Italia neanche dopo la morte di Pio fu possibile sviluppare un analogo movimento). L'impegno di Berlinguer, a piazza Politeama in occasione dei funerali di La Torre, di continuare la sua lotta non fu seguito da atti concreti anche perchè il PCI era impegnato in un'azione non autonoma, come quella dei socialdemocratici tedeschi e svedesi, ma di pieno e totale inserimento nella politica atlantica. Ai funerali di Pio la sciagurata decisione di far parlare il Presidente della Regione Mario D'Aquisto, uomo di Lima, contro cui La Torre aveva cercato di mobilitare la base del partito suscitò un'ondata di proteste, di urla, di fischi nella grande massa dei partecipanti.

Il trentennale di queste lotte e di questi tragici avvenimenti avviene mentre ancora una volta la Sicilia è teatro di iniziative di guerra. L'intervento in Libia ha bloccato il fiorente successo dell'aeroporto civile di Trapani Birgi. A Niscemi è stato piazzato uno dei grandi radar della cerchia antimissile americana che costituisce oggi uno dei punti di conflitto maggiore tra gli USA e la Russia di Putin e soprattutto nell'aeroporto di Sigonella hanno fatto la loro comparsa i terribili Droni strumento della guerra elettronica che già operano nel Medio Oriente e sono attesi i Super Droni, Global Hawk, del sistema AGS (Alliance ground surveillance) che costano più di 183 milioni di dollari ciascuno finanziati da un gruppo di 13 paesi da cui si sono tirati fuori la Francia, la Gran Bretagna, l'Olanda, la Svezia, la Polonia ed altri paesi della Ue (altri miliardi per l'acquisto di strumenti di guerra americani in aggiunta a quelli ordinati dal governo Berlusconi con gli aerei F-35). E ciò mentre la presenza della base di Sigonella e del suo radar condiziona lo sviluppo impetuoso del traffico civile di Catania Fontanarossa. Sigonella smilitarizzata dovrebbe diventare, invece, l' Hub dei grandi traffici internazionali di pace.
La Sicilia ancora una volta diventa centro di avventure aggressive e costose nel segno della sottomissione ai voleri degli Usa pur in perdita di prestigio e di forza internazionale. E ciò avviene in un momento di grave crisi della sinistra in Sicilia, come è dimostrato dalle vicende della formazione delle liste a Palermo e dei Comuni dove si voterà a maggio. La manifestazione di domani 4 aprile può essere l'inizio di una svolta per le forze di progresso e di pace della Sicilia anche in vista del rinnovo dell'Ars e delle elezioni nazionali del prossimo anno. È necessario però che queste iniziative siciliane siano seguite dall'opinione pubblica di sinistra nazionale e si colleghino con tutte le forze che si battono per un programma di rinnovamento di pacifista, ambientale e di sviluppo dei diritti e del lavoro.

Nicola Cipolla

il manifesto 2012.04.03